“Achille Dedè”

 

 

·        Pensieri e profumi

 

Il perché di un nome di battesimo “pagano e guerriero” non fu mai chiaro a nessuno.

 

Nato in una famiglia mite, improntata ai valori della tradizione cattolica, un fratello in seminario, il “nostro” poteva, al più, chiamarsi Odisseo, in omaggio all’atteggiamento di continua ricerca della sua isola… della conoscenza. Magari raggiunta in sella ad una bicicletta.

 

A proposito di bicicletta da corsa. Un giorno ci raccontò che aveva scalato il passo di Gavia, un’altra volta lo Stelvio, cimentandosi in uno sport che già per noi era “poco di moda”, “di troppa fatica”, praticato in solitudine. Lui forse però già sapeva allora che: “la sofferenza aumenta la conoscenza”[i] Ma chi l’aveva informato?

 

La postura di Achille era peculiare. Le spalle dritte, rivestite dalla corta giacca di spessa lana, possibilmente di colore marrone (ma allora si diceva “color maremma”); ti guardava fisso negli occhi che pareva t’interrogasse, mentre, in barba ad ogni prossemica, si avvicinava a Te … ben oltre lo spazio sociale, per poi infine stupirti, sorridendoti, con un’espressione dolce e un po’ infantile.

 

Le idee le aveva chiare, come gli occhi. Sapeva dove l’avrebbe portato la sua strada.

 

Quando gli altri inneggiavano nel proclamare “la fantasia al potere”, il suo potere era quello di viaggiare con la fantasia. “Prima diverrò pediatra poi mi specializzerò in neuropsichiatria infantile”, disse. “Ma che razza di disciplina sarà mai?” Ci domandavamo noi ignoranti. “E’ già difficile parlare con i pazzi, come si può dialogare con i bimbi autistici?” Nel frattempo (1968!) il Dottor Basaglia (quello dell’omonima legge sulla chiusura dei manicomi) insegnava che la follia non esiste e che malata è solo la società….

 

Achille s’iscrisse a Medicina e divenne un ottimo pediatra ma non fece in tempo per la successiva specializzazione.

 

Coerenza, impegno politico e sociale, una moglie e alcuni figli (due in questi anni studentesse al Vittorio Veneto), carriera ospedaliera, pubblicazioni scientifiche e un bel libro divulgativo sono solo alcuni dei tanti traguardi raggiunti.

 

Ci sono anche aspetti forse meno noti del “nostro”. Molto umani, che è bello ricordare.

 

Un giorno doveva portare degli appunti relativi ad una lezione cui aveva assistito. I suoi appunti erano sempre precisi, espressione del verbo oracolare, summa del pensiero del “professore” di turno. Achille era un riferimento, ma non solo in questo.

 

Inopinatamente, si presentò quel pomeriggio senza una riga di note.

“Che cosa è successo? Perché non hai scritto nulla?” Lui rispose: “sai, il profumo…”. “Quale profumo?” Di rimando lui: “ Lo sai quando sento il profumo di quella ragazza mi <<distraggo>>”. Non ci volevo credere, la <<distrazione>> era perdurata lungo un’intera mattinata. Pochi giorni dopo in aula mi dice: “Hai sentito?” Poi aggiunge, indirizzando lo sguardo verso la medesima fanciulla descritta con dovizia nei giorni prima: “ha lo stesso profumo!” Il mio olfatto però era forse anestetizzato; non percepiva nulla di particolare. Achille scosse le spalle e si espresse in un infrequente (per lui): “Non capisci un cazzo!”.

 

Lui era proprio così. Parlava di “elettroni in circolo” per spiegare la varicella e poi percepiva i profumi che non c’erano. Oppure c’erano?

 

Amava i bambini; nella vita professionale come nella vita privata. Non so che cosa avrebbe detto nell’anno del giubileo sapendo che l’Italia si mobilitava per “separare” Martha e Milagros, le due gemelle siamesi, con un intervento chirurgico impossibile (ma utile per pubblicità), mentre contemporaneamente molti bambini, perfettamente sani, morivano nel canale d’Otranto fra i raid degli scafisti. Nel frattempo su Internet i pedofili scorrazzavano e alla “Conferenza sull’AIDS del 2000” si scopriva che la mortalità perinatale per infezione da HIV mieteva milioni di giovani vite nell’Africa sub sahariana.

Il tutto nella nostra totale indifferenza.

 

Infine, Caro Achille, devi anche sapere che la medicina di fine ‘900 ha raggiunto grandi progressi nella cura della malattia ma (spesso) “ha perso per strada l’uomo malato” [ii]

 

Insomma, dottor Dedè, Ti sei risparmiato quantomeno un po’ di incazzature.

 

 Ma allora è vero che[iii]:

 

“muor giovane colui che al Cielo è caro”?[iv]

 

m.b.

 



[i] Bibbia. Ecclesiaste (1,18)

[ii] Angeletti “Storia medicina e bioetica” ETAS Rizzoli 1992 p.6 ss.

[iii] (Achille Dedè. 27.08.1950 - 12.11.1993).

[iv] Da Menandro (342-291 a.C.).