“Pensierini della V F”
di Claudio Lodati

 

 

Non sono mai stato bravo in Italiano, ed in particolare nei temi; ho sempre avuto paura di andare fuori tema, ma quale è il tema in un “tema libero”?; e poi diciamolo, Maurizio (il SuperBossi si intende) ha rotto così tanto perché scrivessi qualcosa anch’io, che non ho più potuto negarmi.

 

 

·        Il Liceo, cosa è stato costui

 

Credo che l’esperienza del Liceo si identifichi in due elementi, secondo me quasi indipendenti uno dall’altro:

·        i professori

·        ed i compagni.

 

Perché indipendenti?

Perché al di là di momenti lampo nei quali il ricordo è associato: la Cecchetti che minaccia di andare dal Preside e Miscio che apre la porta dell’aula per invitarla a farlo, normalmente appartengono a due esperienze diverse.

 

I professori, che a noi piaccia o no, hanno rappresentato un riferimento, magari inconscio, ma di fatto erano il contatto maggiore, dopo quello dei genitori che per queste cose sappiamo che allora contavano solo al negativo, con il mondo dei grandi, perché in fondo noi sapevamo, pur non volendolo ammettere allora neppure a noi stessi, che grandi ancora non lo eravamo.

La capacità dialettica e di coinvolgimento del Robecchi (detto chissà perché Picchio) ci ha fatto capire, o scusate, mi sto allargando un po’ troppo, mi ha fatto capire che la combinazione di bravura e convinzione, se possono far sembrare interessante un passo oggettivamente noioso della nostra letteratura italiana ad un ragazzo di 15 anni, in altri campi e condizioni può fare miracoli, ed oggi non posso che confermarmi in questa idea.

La semplicità, o forse sarebbe meglio chiamarla come dicevamo allora, la stupidità della Cecchetti, ed al tempo stesso la sua umanità, ci ha … mi ha fatto capire, forse molto poco di matematica, ma in compenso, che a questo mondo non solo anche i non superman hanno diritto di vivere, ma che, nella misura in cui sono onesti ed in buona fede, anche loro sanno dare un piccolo contributo al moto di avanzamento della vita.

L’arte drammaturgica del Tissoni, che non voleva trattarci da amici per paura di perdere la sua superiorità nei nostri confronti, che non voleva trattarci da figlioli per paura di cadere nel rapporto nonno/nipote che aveva con la figlia ed alla fine sforzandosi di trattarci da uomini, non so quanto istintivamente od in modo studiato, ha finito per aiutarci a diventare uomini davvero. C’è chi la chiama falsità, chi la chiama diplomazia, qualcuno più recentemente l’ha ribattezzata comunicazione, allora non gli davamo nessun nome, ma … ho capito che per aiutare qualcuno a diventare qualcosa, devi fargli credere che lo sia già.

E così via con la Bontempi, la Galluppi, il Salati, la Melzi, il Bonetti e tutti gli altri.

Ma i professori appartengono alla storia, valgono per quello che ci hanno dato, la loro immagine è come se si fosse congelata, tutti assieme, nella foto di classe della V F, nella primavera del 1969.

 

Spero che le mie siano solo fantasticherie, che al massimo valgono per me e soprattutto che non valgano per i ragazzi di oggi, ai quali rischierebbe di rimanere l’immagine di un corpo insegnante costituito per la maggior parte da oneste casalinghe ed ottime madri di famiglia che svolgono l’attività di insegnanti come secondo impiego.

 

Ma i compagni no, i compagni sono il presente, i compagni sono coloro con cui abbiamo diviso molte esperienze allora e, con chi più e con chi meno, a seconda dei casi della vita, continuiamo a dividerle ancora oggi.

Ecco perché è bello ritrovarsi con i compagni e con quelli con cui ci si vede raramente (in molti casi è ormai un vero eufemismo) scambiarsi idee, opinioni, esperienze.

Possiamo anche ridere e divertirci con gli aneddoti di allora, l’importante è che non cediamo mai alla rievocazione del ricordo fine a se stesso, in quella cornice patetica che spesso rischia di avvolgere le riunioni degli “ex”.

 

I professori sono gli “ex professori” della V F, noi abbiamo ancora tante cose da fare e sbrighiamoci, perché di tempo ne abbiamo già avuto tanto a disposizione.

 

Milano, settembre 2000.

Claudio Lodati.